A cura del Centro Clinico de Sanctis
Unità di Psicofarmacologia
dott. Antonio Onofri (Responsabile), dott.ssa Cecilia La Rosa,
dott. Domenico Accorrà, dott.ssa Maria Civita De Marco
Psicofarmaci. Un termine che ancora oggi suscita sfiducia e timori in gran parte delle persone, che li ritengono “le medicine per i casi gravi” o destinati solo “a chi non ha forza di volontà e coraggio per cambiare con le proprie forze”.
Alcuni invece temono che “una volta che si inizia ad assumerli si diventa dipendenti e non se ne può più fare a meno”, oppure che “prenderli vuol dire farsi modificare la personalità da una sostanza artificiale”, o ancora che “causano danni irreparabili” e così via …..
Ma le cose non stanno esattamente così! Le attuali conoscenze scientifiche e le evidenze cliniche dimostrano quanto gli psicofarmaci possono essere utili ed efficaci in molti disturbi, a volte da soli, a volte associati ad altre forme di trattamento, come la psicoterapia.
La loro azione, infatti, come per la maggior parte delle altre medicine, è quella di ristabilire un equilibrio nel Sistema Nervoso Centrale al fine di ridurre una particolare sofferenza.
I fenomeni da dipendenza, poi, si verificano essenzialmente solo per determinate classi (le benzodiazepine) e solo quando l’assunzione avviene ad alti dosaggi e per periodi molto lunghi, senza il controllo dello specialista. In genere, una sospensione controllata dal medico, lenta e graduale, evita del tutto qualsiasi tipo di problema.
Per quanto riguarda poi gli effetti collaterali, gli psicofarmaci ne presentano né più né meno che qualsiasi altro farmaco.
Per psicofarmaci, infatti, intendiamo semplicemente quel gruppo di farmaci che - agendo sui meccanismi e sulle strutture del Sistema Nervoso Centrale - producono effetti su alcuni sintomi psichici.
Gli psicofarmaci sono, in altre parole, farmaci come tutti gli altri, ma in grado di arrivare al cervello, di agire sui recettori e sul metabolismo di alcuni neurotrasmettitori e quindi di modificare in senso positivo l'intensità e la frequenza dell’ansia, di modulare il tono dell'umore, di calmare uno stato di agitazione, di paura, di irritabilità, etc.
Come tutti i farmaci, in altre parole, anche gli psicofarmaci costituiscono importanti - e a volte fondamentali - risorse per la cura di quei disturbi psichici che possono generare profonda e intensa sofferenza nelle persone che ne sono affette. Ovviamente, come per tutti gi altri farmaci, presentano anche aspetti negativi, come effetti collaterali più o meno sgradevoli o specifiche controindicazioni.
Gli psicofarmaci possono dare sollievo, ridurre o eliminare alcuni sintomi, aiutare il paziente a regolare meglio le proprie emozioni, o ad affrontare determinate situazioni con maggiore pacatezza e possibilità di riflessione, permettergli di ricercare un cambiamento personale, sostenuto da uno stato di minore sofferenza, anche attraverso un intervento di psicoterapia.
Ovviamente gli psicofarmaci non risolvono i problemi esistenziali delle persone, né trasformano il loro personale modo di pensare o di vedere le cose, né le esperienze negative vissute e che continuano a condizionare il loro presente.
In altre parole, se è vero che gli psicofarmaci possono offrire un aiuto prezioso per affrontare i problemi, è altrettanto vero che non sono così potenti da poter “cambiare la personalità” di un individuo, né di rendere “una persona diversa” da quello che è.
Proprio tenendo presenti gli aspetti positivi e quelli negativi di ogni singolo psicofarmaco, appare molto difficile generalizzare il discorso a tutti gli psicofarmaci, che tra l’altro agiscono su persone molto diverse l’una dall’altra in termini di patrimonio genetico, di costituzione individuale, di personalità, di altre malattie presenti, di particolari problematiche.
Per tutti questi motivi, la prescrizione di uno psicofarmaco è pertanto un atto medico che presuppone una alta competenza da parte dello specialista, una attenta valutazione del paziente e degli obiettivi da raggiungere, e soprattutto una assoluta personalizzazione della prescrizione.
In questo senso, non esistono gli psicofarmaci buoni per tutti, ma quel determinato farmaco può essere indicato per quella particolare persona e per quello specifico problema, tenendo conto delle sue abituali condizioni di vita e della migliore qualità di vita raggiungibile.
Ecco perchè lo psicofarmaco va prescritto solo quando medico e paziente lo ritengono necessario, solo per il tempo necessario e solo alla dose consigliata.
In genere, quando possibile, si preferisce evitare la prescrizione di psicofarmaci alle donne in gravidanza o in allattamento.
Alle persone anziane, in genere, vengono prescritte dosi ridotte perché possono avere un metabolismo rallentato.
La prescrizione dello psicofarmaco, infatti, avviene sempre all’interno di un rapporto di fiducia tra medico e paziente: il medico deve essere in grado di personalizzare la sua prescrizione, di offrire tutte le informazioni e le spiegazioni al paziente relative al farmaco consigliato, deve rendersi reperibile, nei limiti del possibile, in caso di dubbi o della necessità di comunicazioni importanti.
Da parte sua il paziente deve cercare di seguire scrupolosamente le indicazioni ricevute dal medico (per esempio attenersi ad alcune regole comportamentali di alimentazione o di sonno, astenersi dal consumare alcolici in alte quantità, oppure di fare uso di sostanze stupefacenti o droghe) e di segnalare liberamente eventuali problemi o effetti collaterali comparsi. Inoltre, deve ricordarsi di aumentare o ridurre i dosaggi nei tempi indicati dal medico proscrittore e di effettuare tutti gli esami richiesti dallo psichiatra. Gran parte degli eventuali rischi ed effetti negativi legati alla assunzione di alcuni psicofarmaci vengono così ad essere eliminati o almeno a ridursi fortemente.
Ricordiamo che la risposta ad uno psicofarmaco è comunque sempre una risposta individuale, in termini sia di efficacia, sia di comparsa di effetti collaterali, che noi possiamo però in qualche modo conosciamo per la loro incidenza statistica.
Psicofarmaci e Psicoterapia non sono necessariamente interventi alternativi, tutt’altro!
Molto spesso i primi possono rappresentare una scelta iniziale, che permette al paziente di cominciare al meglio un percorso di psicoterapia e trarne il massimo vantaggio. Per questo è però importante la possibilità di un intervento che sia concordato, coordinato e integrato, secondo quel modello di trattamento denominato co-terapia, scelto e perseguito dal nostro Centro Clinico de Sanctis.
Allo stesso modo, appare particolarmente importante, oltre alla competenza del medico, anche il suo aggiornamento: vengono infatti continuamente scoperti, messi a punto e commercializzati nuovi psicofarmaci, per diverse problematiche psicopatologiche, con maggiore specificità di azione e minori effetti collaterali.
Esistono quindi diverse classi di Psicofarmaci a seconda dei sintomi che essi vanno ad alleviare:
Gli Ansiolitici (o Tranquillanti o Sedativi o Calmanti):
Sono farmaci molto efficaci in caso di episodi di ansia acuta. Ad alti dosaggi e quando assunte per lunghi periodi, possono dare problemi di abuso e dipendenza. Negli anziani possono a volte aumentare i sintomi di confusione, soprattutto notturna.
Per questo motivo, vengono oggi usate sempre di più, per il controllo dell’ansia, molecole diverse dalle Benzodiazepine, come il Pregabalin (Lyrica), o gli antidepressivi SSRI o anche gli antipsicotici a bassi dosaggi o altri farmaci regolarizzatori dell’umore, come l’acido valproico (Depakin), l’oxcarbazepina (Tolep), il Gabapentin (Neurontin).
Ma il gruppo pincipale rimane costituito dalle Benzodiazepine, come Anseren, Ansiolin, Buspar, Control, En, Frontal, Lexotan, Librium, Lorans, Pasaden, Prazene, Rivotril, Rizen, Reliberan, Roipnol, Serpax, Tavor, Tienor, Tranquirit, Transene, Valeans, Valium, Xanax, etc.
Gli Ipnoinduttori (o Sonniferi):
Anche questi farmaci sono efficaci ma possono facilmente generare fenomeni di abuso o dipendenza, per cui la loro assunzione è consigliata solo per brevi periodi e sotto attento monitoraggio da parte del medico: Dalmadorm, Felison, Halcion, Minias, Stilnox, Esilgan, Flunox, Lendormin, Minias, Mogadon, Normison, Somnium, Sonata, Songar, Valdorm, etc.
Gli Antidepressivi:
Sono farmaci molto efficaci per la depressione, vengono usati anche nell’Ansia, nel Panico, nel Disturbo Ossessivo Compulsivo, nella Fobia Sociale e nel Disturbo da Stress Post-Traumatico.
Ricordiamo innanzitutto gli Antidepressivi Triciclici (ADT), che sono le molecole più “anziane” e più conosciute: Cloripramina (Anafranil), Deanxit, Amitriptilina (Laroxyl), Limbitryl, Ludiomil, Mutabon, Noritren, Nortimil, Protiaden, Surmontil, Imipramina (Tofranil), Tryptizol, etc. Sono farmaci “lenti”: la loro efficacia si manifesta solo dopo 2-3 settimane di assunzione; possono brillantemente risolvere i sintomi di depressione, ma possono presentare effetti collaterali importanti, come aumento dell’appetito e quindi aumento di peso, ritardo dell’eiaculazione, diminuzione dell’interesse sessuale, bocca secca, stipsi, etc.
Ricordiamo anche i vecchi Antidepressivi I-MAO, come il Nardil, Parmodalin, ormai quasi non più usati, a causa dei rischi cardiovascolari e delle restrizioni alimentari che comportano.
Molto usati gli Antidepressivi di nuova generazione, soprattutto gli SSRI: Escitalopram (Entact e Cipralex), Citalopram (Seropram e Elopram), Daparox, Dumirox, Paroxetina (Sereupin, Seroxat, Eutimil Daparox, Dapagut), Fevarin, Fluoxeren, Fluoxetina (Prozac), Maveral, Sertralina (Zoloft), etc.
Sono farmaci che agiscono sul metabolismo della serotonina, sono più maneggevoli, presentano minori effetti collaterali e spesso (ma non sempre) uguale efficacia. Anche essi possono comunque comportare un certo aumento di peso, diminuzione dell’interesse sessuale, aumento della sudorazione, etc.
Altri antidepressivi di nuova generazione agiscono selettivamente su più neurotrasmettitori, noradrenalina, serotonina, ma anche dopamina: Edronax (SNRI), Venlafaxina (Efexor e Faxine) (SSNRI), Mirtazapina (Remeron) e (SNRI), Bupropione (Wellbrutin).
Ricordiamo infine il nuovo farmaco antidepressivo Agomelatina (Valdoxan e Thymanax), che presenta un meccanismo di azione nuovo e molto diverso (agisce sui recettori della melatonina) e che appare interessante per la scarsa presenza di effetti collaterali. Necessita però di un periodico monitoraggio delle transaminasi, per la possibilità di un loro rialzo in una piccola percentuale di pazienti. Il Centro Clinico de Sanctis sta partecipando a uno Studio Osservazionale sulla sicurezza dell’agomelatina (vedi la sezione Ricerche del nostro sito).
Gli Antipsicotici (Neurolettici):
Hanno come indicazione principale i sintomi psicotici (quindi i deliri, le allucinazioni, la disorganizzazione del pensiero del linguaggio e del comportamento, agitazione, incoerenza del pensiero, fenomeni dissociativi, ma anche nel ritiro sociale, nell’appiattimento affettivo e nella chiusura autistica), quindi costituiscono la cura fondamentale e irrinunciabile per la Schizofrenia e per il Disturbo Bipolare (o Psicosi maniaco-Depressiva), ma vengono usati anche nelle Demenze, in altri Disturbi del Comportamento, ma anche nelle altre Psicosi organiche e nella fase maniacale del disturbo bipolare.
Gli antipsicotici possono essere utilizzati anche in alcuni Disturbi di personalità, nel Disturbo ossessivo-compulsivo resistente e nei Disturbi depressivi con manifestazioni psicotiche.
A dosaggio minore vengono anche impiegati come regolatori del tono dell’umore e come coadiuvanti degli antidepressivi, o come ansiolitici quando le Benzodiazepine sono sconsigliate.
Effetti collaterali: soprattutto sonnolenza, ma anche sintomi neurologici come rigidità muscolare, contrazioni muscolari, comparsa di tic e movimenti corporei involontari e indesiderati al viso, alle labbra, al collo, tremori, discinesia tardiva e a volte sintomi endocrini (per esempio aumento della prolattina) e più raramente anche cardiovascolari (ipotensione, tachicardia, alterazioni dell’Elettrocardiogramma) Si possono ridurre abbassando i dosaggi del farmaco assunto, introducendo altri farmaci che li limitino, e comunque effettuando controlli medici più o meno ravvicinati.
In gran parte delle situazioni cliniche che comportano sintomi psicotici, la terapia con questi farmaci, rappresentando l’ossatura principale del trattamento, è in genere di lunga o lunghissima durata.
Tra gli antipsicotici tipici ricordiamo: le molecole più “anziane” come Aloperidolo (Serenase e Haldol e Haldol Decanoas), Anatensol, Clorpromazina (Largactil e Prozin), Clopixol, Clopixol Depot, Dipiperon, Clotiapina (Entumin), Fluanxol, Fluanxol Retard, Imap, Impromen, Tioridazina (Melleril e Mellerette), Modalina, Moditen, Moditen Depot, Neuleptil, Nozinan, Orap, Piperonil, Psicoben, Psicoperidol, Semap, Sereprile, Talofen, Trilafon, Trilafon Enantato.
Ma esistono farmaci antipsicotici atipici, o di nuova generazione, che sono decisamente meglio tollerati e che presentano un rischio di effetti collaterali decisamente minore, come: Aripiprazolo (Abilify), Risperidone (Risperdal e Belivon), Championyl, Deniban, Dobren, ltalpraid, Levopraid, Quetiapina (Seroquel), Solian, Olanzapina (Zyprexa), Zeldox.
Infine, una molecola particolarmente efficace sui sintomi psicotici e sulla mania è la Clozapina (Leponex) che però si può usare solo quando gli altri farmaci si sono rivelati inefficaci, a causa della presenza di un certo rischio di gravi effetti collaterali riguardanti i Globuli Bianchi: per questo i pazienti che assumono questa medicina devono effettuare – soprattutto all’inizio del trattamento – controlli ematici regolari.
Gli Stabilizzatori dell'umore
Sono farmaci indicati in tutte le situazioni di significativa alterazione del tono dell’umore, di instabilità emotiva, di irritabilità, di discontrollo degli impulsi, di aggressività, di oscillazioni marcate del tono dell’umore, di depressione cronica e resistente agli altri farmaci, di iperattività, di iper-reattività del Sistema Nervoso Centrale, di irrequietezza e agitazione.
Sono: Carbolithium, Depakin, Valproato di Sodio, Depamag, Lithiofor, Litio, Oxcarbazepina (Tolep), Carbamazepina (Tegretol), Lamotrigina (Lamictal) etc..
Tranne i Sali di litio, appartengono perlopiù alla categoria degli Antiepilettici (o Anticonvulsivanti) ma in Psichiatria vengono utilizzati grandemente come regolatori (o modulatori) del tono dell’umore. Il loro impiego riguarda quindi innanzitutto i Disturbi dell’Umore, i Disturbi Bipolari, la Mania e la Depressione, la Psicosi Maniaco-Depressiva.
Il litio, in particolare, è considerato il farmaco di prima scelta anche in tutte quelle situazioni che comportano un elevato rischio di suicidio. Il litio è un farmaco che va monitorato attentamente, perché se non ben gestito (attraverso periodiche misurazioni del suo livello nel sangue), presenta rischi anche molto seri. Per questo è importante che chi lo assume mantenga un rapporto assiduo con lo psichiatra curante. In molte situazioni cliniche è un farmaco fondamentale, dalla grande efficacia.
A cura di Antonio Onofri